domenica 28 dicembre 2014

L'evangelizzazione

L'evangelizzazione delle zone appenniniche riconosce probabilmente due direttrici non contrastanti, ma tuttavia non contemporanee; la prima, proveniente da Luni ed anche da Lucca, considerati anche i possessi che il vescovo di Lucca ebbe in Lunigiana  ed anche nel parmense; la seconda da Bobbio.
Un recente studio di M.L. Simoncelli Bianchi, esamina in profondità l'evolversi della penetrazione del monachesimo lunense nell'Alta Lunigiana, forse ancora bizantina sino al 641, all'epoca della conquista di Rotari. E' perciò pensabile che tale predicazione in territori ancora saldamente in possesso bizantino, abbia potuto varcare il crinale anche della Val di Taro, della Val di Vara  e della Val d'Enza ed estendersi sino alle zone controllate dai longobardi, Castrum Nebla, a Solignano e Castrum Bismantum, a Castelnuovo Monti, nel reggiano.
La presenza di un toponimo quale Sant'Abdon  venerato in Medio Oriente e di una cappella scomparsa con lo stesso nome , pertinenza della Pieve di Varsi, in Valceno, ne possono essere conferma.
San Venerio
Altresì ritroviamo le dedicazioni a San Giorgio martirizzato verso la metà del III secolo e venerato in Siria e Palestina, il cui culto è presente in località dove erano presidi bizantini.
San Venerio al Tino

San Venerio al Tino
Isola del Tino
Vi sono però segni di interscambi religiosi legati a una presenza monastica altomedievale; ne possono essere l’esempio le dedicazioni a San Venerio a Reggio Emilia, di San Donnino a Gavedo di Groppoli e forse quella di San Prospero in Lunigiana, dove però non troviamo la presenza di importanti monasteri come Bobbio,
San Lorenzo e Donnino
che influenzano la vita sociale e politica dei loro territori.
















Vigolo Marchese

Monastero di Vigolo Marchese, XI, Obertenghi



Sembra piuttosto che l’influenza dei monasteri d’oltre appennino si estenda anche nelle isole spezzine; al Tinetto, alla Palmaria e all’isola del Tino, dove è il Monastero di San Venerio, sono attestati nei primi anni dell’XI secolo, possedimenti del Monastero di San Giovanni di Vigolo Marchese, fondato dagli Obertenghi nel piacentino.  Tali possedimenti vengono ceduti nel XII secolo alla chiesa di Vivera, alla Spezia, in quanto tale monastero era ormai ridotto ad una semplice chiesa. Non sembra quindi un caso che la chiesa della Palmaria  sia intitolata proprio a San Giovanni e quella di Vivera a Sant’Antonino, patrono di Piacenza.

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