L'evangelizzazione
delle zone appenniniche riconosce probabilmente due direttrici non
contrastanti, ma tuttavia non contemporanee; la prima, proveniente da Luni ed
anche da Lucca, considerati anche i possessi che il vescovo di Lucca ebbe in
Lunigiana ed anche nel
parmense; la seconda da Bobbio.
Un
recente studio di M.L. Simoncelli Bianchi, esamina in profondità
l'evolversi della penetrazione del monachesimo lunense nell'Alta Lunigiana,
forse ancora bizantina sino al 641,
all'epoca della conquista di Rotari. E' perciò pensabile che tale
predicazione in territori ancora saldamente in possesso bizantino, abbia potuto
varcare il crinale anche della Val di Taro, della Val di Vara e
della Val d'Enza ed estendersi sino alle zone controllate dai longobardi, Castrum Nebla, a Solignano e Castrum Bismantum, a Castelnuovo Monti,
nel reggiano.
La
presenza di un toponimo quale Sant'Abdon venerato in Medio
Oriente e di una cappella scomparsa con lo stesso nome , pertinenza della Pieve di Varsi, in Valceno, ne possono essere
conferma.
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San Venerio |
Altresì
ritroviamo le dedicazioni a San Giorgio martirizzato verso la metà del III
secolo e venerato in Siria e Palestina, il cui culto è presente in località
dove erano presidi bizantini.
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San Venerio al Tino
San Venerio al Tino |
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Isola del Tino |
Vi
sono però segni di interscambi religiosi legati a una presenza monastica
altomedievale; ne possono essere l’esempio le dedicazioni a San Venerio a
Reggio Emilia, di San Donnino a Gavedo di Groppoli e forse quella di San
Prospero in Lunigiana, dove però non troviamo la presenza di importanti
monasteri come Bobbio,
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San Lorenzo e Donnino
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che influenzano la vita sociale e
politica dei loro territori.
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Vigolo Marchese |
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Monastero di Vigolo Marchese, XI, Obertenghi |
Sembra
piuttosto che l’influenza dei monasteri d’oltre appennino si estenda anche nelle
isole spezzine; al Tinetto, alla Palmaria e all’isola del Tino, dove è il
Monastero di San Venerio, sono attestati nei primi anni dell’XI secolo,
possedimenti del Monastero di San Giovanni di Vigolo Marchese, fondato dagli
Obertenghi nel piacentino. Tali
possedimenti vengono ceduti nel XII secolo alla chiesa di Vivera, alla Spezia, in quanto tale monastero era ormai ridotto ad
una semplice chiesa. Non sembra quindi un caso che la chiesa della
Palmaria sia intitolata proprio a San
Giovanni e quella di Vivera a Sant’Antonino, patrono di Piacenza.
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