mercoledì 31 dicembre 2014

Pievi Lunigiana

Il Monastero di san Colombano giunge anche in Val di Vara, dove riatta una chiesa, forse bizantina e a Pontremoli, con l'omonima chiesa, ora abbattuta, Sale anche verso l'Aulella, a nella zona sdel Vescovo conte di Luni, la sua presenza è insignificante...il potere temporale, può più della Fede!
Abbazia di Brugnato
Sorano

Sorano
Sorano
Sorano
Sorano

Sorano

martedì 30 dicembre 2014

Le Pievi

Nelle zone più evangelizzate, come detto, il centro  è costituito dalla Diocesi, divisa a sua volta in “paroecie”  poi pievi.
Il termine “pieve” proprio del nord e del centro Italia compare per la prima volta nelle carte longobarde di Arezzo del 715 ; si trova anche citato dal V sec. anche se il suo significato andrebbe forse piuttosto inteso come “comunità di fedeli”   legata ad un territorio anziché intesa come luogo di culto.


Ciò sino alla fine del VII sec ed inizio dell’VIII dove in Tuscia il termine “plebs” viene ad indicare sia la chiesa battesimale che la circoscrizione territoriale.
Il Papa Gelasio  già alla fine del V sec fa una distinzione fra diocesis/ ecclesia (diocesi), paroecia/ecclesia (chiesa battesimale) e oratorium/basilica (chiesa minore) .
Violante definiva la pieve che dipendeva dal vescovo come “centro della organizzazione ecclesiastica del contadoed era la sola chiesa con fonte battesimale e dall'XI sec. anche cimitero, dove ci si doveva recare in occasione di feste religiose importanti e anche da parte dei battezzati, versare lì la “decima”.


Alla pieve, infatti, come diritto di mantenimento erano dovute le  “decime , introdotte nel periodo carolingio, per cui la pieve aveva il diritto di riscuotere la decima o  spesso anche meno, parte dei prodotti dell’azienda agricola.
Le “decime”, inizialmente riscosse dal vescovo potevano essere divise in quattro parti: al vescovo, al clero plebano, ai poveri ed alla manutenzione degli edifici sacri .
Sino alla fine dell’XI sec si ebbe un’espansione delle costituzioni di nuove pievi, talvolta dallo smembramento di precedenti, sia per la nascita di nuovi centri urbani più importanti, sia per la richiesta delle popolazioni di avere maggiore vicinanza soprattutto in periodi di invasioni e guerre con la chiesa battesimale.
Sorsero anche chiese all’interno delle “curtes” carolinge per cui la decima della “pars dominica” andava a questa e quella della della “massaricia”  alla pieve.

Pieve San Lorenzo a Minucciano
E’ importante il dibattito aperto a suo tempo sulla continuità amministrativa “conciliabulum” ligure, pago romano e pieve.
Pieve dell'Assunta a Fornovo
Pieve di Bardone, lastra di S. Margherita
Pieve di Bardone
Pieve San Lorenzo

Pieve San Lorenzo

Lastra del Martirio di Santa Margherita a Fornovo

Se ne fanno portatori il Mariotti per la Pieve di Santa Maria Assunta di Fornovo Taro, Ubaldo Formentini, Pietro Ferrari e Manfredo Giuliani per la Lunigiana.
Si affiancano gli studi di eminenti studiosi quali il Bognetti  per gli studi sul Frignano , il Serra , il Sereni  che riconosce tale possibilità nella montagna ligure di levante.


Augusto C. Ambrosi  attesta invece la difficoltà di proporre le tesi del Formentini in modo assoluto ed il Violante  che in generale nega la teoria della continuità, la  ritiene possibile nelle zone emiliane di montagna

lunedì 29 dicembre 2014

Evangelizzazione della montagna ovest di Parma

Nel 612  Agilulfo e Teodolinda, concedono
Abbazia

Abbazia

Duomo

Duomo

Duomo

Duomo

Ponte Gobbo
a San Colombano, monaco irlandese, i resti di una vecchia chiesa a Bobbio, nel piacentino, dedicata a San Pietro.
 Lì nel 614, nasce l'abbazia, che fu definita la Montecassino del nord. Agilulfo le donò molti terreni, anche se si poteva sempre pensare fossero in funzione antibizantina, a controllo del territorio.
 L'abbazia si espande nel nord Italia, sempre in seguito a donazioni e forma delle curtis agricole, che saranno alla base del suo potere temporale e da cui ricava tutto il cibo necessario.
La curtis più importante fu quella nell'attuale Borgotaro...la "curtis turris cum appenditiis suis" con beni a Calice, Albareto, Solignano.
Il 22 agosto 843 l'imperatore Lotario I aconfermòmundeburdio regio, cioè l'esenzione dal fisco e l'immunità dai pubblici ufficiali; questo atto però consentiva all'imperatore la possibilità di utilizzare gli immensi  beni del Monastero  per costituire benefici feudali a favore dei propri fedeli.
S.Apollinare di Calice

Tomba romana studiata dal Formentini a Calice

Calice
il privilegio del padre Lodovico il Pio che aveva concesso al Monastero di Bobbio  il
Prima dell'edictum de beneficiis di Corrado il Salico del 1037, il beneficio era un vero stipendium in cambio di una prestazione; era cioè il reddito di un bene e non era peraltro un atto scritto, ma verbale e non era soggetto di negoziazione, nonché revocabile in ogni momento.
Gran parte delle terre oggetto di benefici erano state però allivellate per evitare che le concessioni non essendo regolate dall'ordinamento giuridico potessero essere revocate.
Nel 982 Ottone II destinò Gerberto di Aurillac a Bobbio e nuovi abati anche a Farfa e Nonantola, monasteri regi, per cercare di mettere ordine alle varie concessioni abbaziali.
Nel Capitulare Ticinense de praediis eccelsiarum del 20 sett. 998, ispirato probabilmente da Gerberto, si stabilì infatti che alla morte dei concedenti, il beneficio potesse essere ritirato.
L'Abate di Bobbio nel 1014, fu poi elevato a Vescovo da Enrico II per sottrarre i beni del Monastero all'influenza degli obertenghi e dei loro vassalli; gli Abati precedenti si erano invece preoccupati di gestire la pars beneficiaria in funzione dei propri interessi famigliari ed economici.
Il patrimonio del  Monastero di Bobbio era diviso in 2 parti: mensa conventuale, destinata al mantenimento del Monastero e mensa abbaziale che costituiva appunto, la pars beneficiaria.
Quest'ultima, che era pari ai 2/3 dell'immenso patrimonio dopo il 970 fu concessa, come ricordato, dall'imperatore Ottone I, ad Oberto I.
Questi la distribuì ad una quindicina di personaggi a lui fedeli, badando però a concedere parti  delle stesse località a più persone onde non costituire forti realtà territoriali.
Fra i beneficiari vi erano anche Corrado di Lavagna ( che si dichiarò vassallo degli obertenghi), al quale dopo la sommossa romana del 1014 contro Enrico IV  furono confiscati i beni ed un Visconte di Parma.
Oberto I mantenne per se il cd. “beneficio militare” (beneficium virili), che comprendeva beni nei comitati di Piacenza, Pavia e Tortona.

domenica 28 dicembre 2014

L'evangelizzazione

L'evangelizzazione delle zone appenniniche riconosce probabilmente due direttrici non contrastanti, ma tuttavia non contemporanee; la prima, proveniente da Luni ed anche da Lucca, considerati anche i possessi che il vescovo di Lucca ebbe in Lunigiana  ed anche nel parmense; la seconda da Bobbio.
Un recente studio di M.L. Simoncelli Bianchi, esamina in profondità l'evolversi della penetrazione del monachesimo lunense nell'Alta Lunigiana, forse ancora bizantina sino al 641, all'epoca della conquista di Rotari. E' perciò pensabile che tale predicazione in territori ancora saldamente in possesso bizantino, abbia potuto varcare il crinale anche della Val di Taro, della Val di Vara  e della Val d'Enza ed estendersi sino alle zone controllate dai longobardi, Castrum Nebla, a Solignano e Castrum Bismantum, a Castelnuovo Monti, nel reggiano.
La presenza di un toponimo quale Sant'Abdon  venerato in Medio Oriente e di una cappella scomparsa con lo stesso nome , pertinenza della Pieve di Varsi, in Valceno, ne possono essere conferma.
San Venerio
Altresì ritroviamo le dedicazioni a San Giorgio martirizzato verso la metà del III secolo e venerato in Siria e Palestina, il cui culto è presente in località dove erano presidi bizantini.
San Venerio al Tino

San Venerio al Tino
Isola del Tino
Vi sono però segni di interscambi religiosi legati a una presenza monastica altomedievale; ne possono essere l’esempio le dedicazioni a San Venerio a Reggio Emilia, di San Donnino a Gavedo di Groppoli e forse quella di San Prospero in Lunigiana, dove però non troviamo la presenza di importanti monasteri come Bobbio,
San Lorenzo e Donnino
che influenzano la vita sociale e politica dei loro territori.
















Vigolo Marchese

Monastero di Vigolo Marchese, XI, Obertenghi



Sembra piuttosto che l’influenza dei monasteri d’oltre appennino si estenda anche nelle isole spezzine; al Tinetto, alla Palmaria e all’isola del Tino, dove è il Monastero di San Venerio, sono attestati nei primi anni dell’XI secolo, possedimenti del Monastero di San Giovanni di Vigolo Marchese, fondato dagli Obertenghi nel piacentino.  Tali possedimenti vengono ceduti nel XII secolo alla chiesa di Vivera, alla Spezia, in quanto tale monastero era ormai ridotto ad una semplice chiesa. Non sembra quindi un caso che la chiesa della Palmaria  sia intitolata proprio a San Giovanni e quella di Vivera a Sant’Antonino, patrono di Piacenza.

venerdì 26 dicembre 2014

Leodegar e la lapide nella chiesa di San Giorgio

I Longobardi erano ariani ed il battesimo sembra fosse stato imposto da Alboino per avvicinare la sua gente ai popoli che avrebbero combattuto con loro, anche se forte era la presenza di gente pagana. Tuttavia l'influsso della cultura romana favorì l'avvicinamento al cattolicesimo anche se nella nostra Regione, l'influsso dei culti pagani, trecento anni dopo l'editto di Costantino, era ancora forte. La dimostrazione viene da un lapide che ora è nella chiesa di San Giorgio a Filattiera...la cd lapide di Leodegar. Forse si trovava sul pavimento della vicina pieve di Santo Stefano a Sorano, come sembra dimostrare la consunzione. Il nome Leodegar, forse corepiscopo, forse gastaldo, fu scoperto da foto, che nella parte mancante, riportavano la scrittura di questo nome longobardo.
Pieve di Sorano

Pieve di Sorano
San Giorgio
Lapide di Leodegar

Lapide di Leodegar
San Giorgio

" Non curandosi delle sicurezze della vita, 
                               qui spezzò i vari idoli dei pagani
                              Mutò con la fede i riti di chi era in errore
                              donando ai pellegrini bisognosi il suo cibo
                              Ogni anno tirando a sorte distribuì le decime
                              Fondò l'ospizio di San Benedetto
                              Protettore Cristo, costruì la chiesa di S.Martino
                              Con animo pio volle esser qui sepolto
                              Offrì le risorse di tutte le sue mense
                              Il suo corpo è dato alla terra e l'anima penetra nei cieli
                              Dodici olimpiadi e un primo e un secondo lustro
                             aggiunse ai due che visse qui
                             Morì nel quarto anno del re Astolfo".

mercoledì 24 dicembre 2014

Longobardi testimonianze materiali e toponomastiche

Da Longobardi deriva Bardi, dove forse era una fortificazione; derivano Bardone e Bardine, Poi Sugremaro, Roncodesiderio, Caprendasca (casa di...prando), Braia (come terra fertile, coltivabile), Bratto (terra non coltivabile)...
Bardi su una roccia di Diaspro rosso
In Lunigiana, pochi toponimi; Grondola di cui resta la torre costruita a fine XIII dai Parmensi e la Madonna in Gaggio, da Gahagi (luogo chiuso)
Pieve di Bardone

Pieve di Bardone

Serravalle Ceno, Battistero e Pieve di Velio
Madonna in Gaggio

Grondola
Grondola, la torre

Battistero longobardo (VIII) di Serravalle Ceno

Longobardi e loro testimonianze

Valtaro e Valceno riportano importanti testimonianze della presenza longobarda. Le 11 carte longobarde relative alla ricca
Carta di Varsi

Carta di varsi

pieve di Varsi in Valceno, con notizie di donazioni per la salvezza dell'anima, di acquisti, di liberazione di un servo....Le 11 carte su 61 ritrovate nel nord Itala, di cui solo 7 a Pavia capitale, di cui 6 relative alla campagna; notoriamente erano i Longobardi gente non di città. Terminano nel 774, alla presa di Pavia da parte di Carlo Magno. nella Carta è scritto..."in tempora barbarici"

Importante l'abbazia di Berceto, fondata da Liutprando nel 719 per San Moderanno, su di una chiesa intitolata a San Remigio
Duomo di Berceto, prima abbazia

Pluteo longobardo del duomo

lunedì 22 dicembre 2014

I Longobardi nella montagna di Parma

Ipotesi di disposozione delle stazioni del Limes bizantino fra Lunigiana e Alta Valtaro
I Longobardi, occupata Parma e Piacenza salgono, forse nel periodo dei 10 anni di interregno, verso la montagna parmense. Dal Giudicato di Arioaldo, pare che già Autari conquistasse la alta Valtaro sino al torrente Cogena. I Parmensi seguono la val Baganza e la futura via di Monte Bardone e i piacentini sino a Solignano e Pietramogolana, dove nascono due fortificazioni, il castrum Nebbla e Petramugulana, poste di fronte alla probabile chiusa bizantina di Roccamurata, legata alla Turris e a Tiedoli/ Baselica come ali difensive
Berceto

Pluteo longobardo duomo di Berceto

Qui era il Castrum Nebbla a Solignano

Petramugulana
Bardi

Petramugulana
La Valceno viene occupata, forse sino alla zona di Bardi, di cui non erano testimonianze antecedent. Lì forse una fortificazione sulla roccia di diaspro rosso, dove ora è il castello e citata una silva arimannorum. Gli Arimanni o  exercitales, erano i guerrieri, uomini liberi